Sulle tavole di imperatori, soldati e plebei romani - Le coppe costolate di vetro

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Del ricco e svariato materiale vitreo offerto dalla Collezione antica del Museo archeologico dell’Istria vengono proposte per quest’occasione le coppe costolate, fermo restando che gli esemplari esposti sono solamente una parte del repertorio depositato nel fondo museale.


Si tratta di un tipo di vasellame da mensa, sviluppatosi sul modello di recipienti metallici e vitrei più antichi, molto apprezzato durante tutto il I secolo, come sta a testimoniare la moltitudine di esemplari rinvenuti in tutto l’Impero romano e anche di là dai suoi confini. Una popolarità di cui deve rendere merito alle sue pregevoli proprietà, come, ad esempio, la forma pratica, adatta al trasporto, grazie alle pareti spesse e solide.


Le prime coppe vennero prodotte in vetro mosaico policromo, molto popolare nella prima metà del I secolo, appannaggio dei cittadini romani di alto ceto. In quello stesso periodo erano altrettanto richiesti gli esemplari di lusso ricavati da vetro monocromo intensamente colorato. Durante la dinastia dei Flavi venne in auge invece il vetro a colorazione naturale, tanto che in quel periodo si continuò a forgiare quasi esclusivamente coppe costolate di questo tipo. Benché in misura via via ridotta esse rimasero in uso durante tutto il II secolo, ma risultano singole attestazioni anche in contesti del III e IV secolo.

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LE FORME


Gli esemplari di coppe costolate qui presentate corrispondono per tipologia alla forma Isings 3, che è la più trattata nella letteratura contemporanea. Nella suddivisione proposta dall’archeologa Clasina Isings vengono sottolineate le loro caratteristiche morfologiche fondamentali e le differenze tra le varianti. Così la Isings distingue la variante 3a e la 3b, ovvero le coppe basse da quelle fonde.


Il gruppo delle coppe costolate è accomunato da diverse caratteristiche comuni. La forma basica è un corpo emisferico decorato esternamente da costole plastiche che si protendono dall’orlo al fondo. Il loro numero poteva variare. L’orlo è lineare o leggermente rovesciato con il margine ben tagliato, e il fondo è piatto o appena incavato. Nei manufatti più raffinati l’interno e l’orlo si presentano levigati e lucidati e le pareti interne sono decorate da lineette incise.

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TECNICHE DI LAVORAZIONE


Sin dagli inizi lo studio delle coppe costolate ha creato divergenze circa il metodo della loro lavorazione. Le forme aperte, come le coppe costolate, venivano realizzate adagiando la piastra vetrosa circolare su uno stampo. Oggi prevale il parere che le costole venissero realizzate con l’uso di pinzette: ciò significa che le pareti riscaldate di un disco vetroso venivano pinzate a intervalli regolari, dopo di che il disco così raggrinzito veniva colato su uno stampo convesso dal quale, con un ulteriore riscaldamento, si ricavava la forma definitiva del manufatto. La rifinitura, che subentrava una volta raffreddato il recipiente, comprendeva la levigazione e la politura nonché l’intaglio decorativo di alcune parti del recipiente (l’orlo, l’interno).


Per quel che riguarda le coppe costolate lavorate a mosaico, il processo dianzi descritto era preceduto da alcune operazioni preliminari lunghe e complicate. Si iniziava con la creazione di bastoncini vetrosi di vario colore, che venivano in seguito riuniti fra loro onde formare il campione musivo voluto, e poi riscaldati. In tal modo, con la dilatazione, i campioni venivano ridotti e in seguito tagliati in pezzi minori. I ritagli vetrosi ottenuti venivano posti su una piastra a forma di disco e riscaldati fintanto che tutte le loro componenti non erano completamente fra loro saldate. Seguiva infine il processo di formazione delle costole.

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Vetro a mosaico, tecniche di lavorazione (da: Wight 2011).

 

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GLI USI


Le coppe costolate venivano usate soprattutto come vasellame da mensa. Data la loro forma si adoperavano per servire le pietanze. Le loro pareti, relativamente spesse e resistenti, ne facilitavano il trasporto anche su lunghe distanze. Per la loro eccezionale duttilità, durante il periodo alto-imperiale erano usate in vari contesti, come dimostrano i reperti ritrovati. Talvolta venivano destinate ai riti funebri, come corredo dei defunti, oppure servivano da copertura alle urne in ceramica.


Grazie alle loro qualità (pareti forti e solide, forma compatta adatta al trasporto, ecc.), non di rado sono state trovate anche negli accampamenti e fortificazioni militari.

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LE COPPE COSTOLATE DEL FONDO MUSEALE – LA LAVORAZIONE


In genere tra le coppe costolate esistono una certa omogeneità morfologica ma anche talune particolari differenze. Per le necessità di questa presentazione ne sono state prescelte sei adatte a illustrarne le specificità. A criterio distintivo basilare sono stati presi in considerazione il colore del vetro e la tecnica decorativa.

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Le coppe costolate policrome


Del gruppo fanno parte le coppe costolate lavorate a mosaico imitante il marmo o le pietre semipreziose. Dal fondo museale abbiamo scelto due esemplari di vetro bianco opaco, uno su base viola e uno su base giallo-ambrata, con decorazioni a spirale.


Le coppe di vetro policromo rappresentano dei prodotti di minuziosa fattura e di eccezionale qualità, usciti dalle vetrerie di età alto-imperiale. Il desiderio di lusso si osserva nell’abilità con cui i maestri vetrai riproducevano nelle decorazioni il più realisticamente possibile i manufatti realizzati con pietre preziose o pietre dure. La qualità della loro maestria si manifesta nel trattamento dell’interno della parete che risulta essere finemente levigato e polito, con decorazioni lineari incise con precisione, mentre il manto esterno presenta orli attentamente trattati e costole scrupolosamente modellate.


Il primo esemplare selezionato (n.ro cat. 1) è un frammento di coppa di vetro viola decorato a spirali bianche, di cui non si conoscono le circostanze del ritrovamento. Per quanto in frammenti - della coppa si sono conservate solo parte del fondo e la parte inferiore delle costole – le particolarità morfologiche rivelano la caratteristica perizia con cui gli eccellenti maestri vetrai producevano i recipienti policromi.


Il frammento di coppa di vetro giallo-ambrato con spirali bianche (n.ro cat. 2) è stato recuperato durante gli scavi eseguiti davanti all’anfiteatro di Pola nel 2008. Il recipiente rivela gli stessi tratti morfologici tipici degli esemplari policromi, sicché anche in questo caso si tratta di un prodotto alto-imperiale di lusso che, in base agli altri reperti trovati nella medesima unità stratigrafica, viene datato all’inizio del I secolo.


Riscontri paralleli a dette coppe si trovano in numerosi siti europei e in particolare nello spazio italico. Singoli reperti sono stati registrati in località mediterraneo-orientali e lungo le rive del Mar Nero. Va sottolineato che coppe policrome si scoprono pure al di fuori dei confini dell’Impero Romano, dal Vicino Oriente alla Cina. Un notevole contingente di coppe costolate policrome è stato rinvenuto in Croazia, in maggior numero nell’area di Zara, con riscontri pure nella penisola istriana, a Salona, Narona e Siscia e negli accampamenti militari di Burnum e Tilurium.


La loro produzione si colloca entro il periodo che va dalla fine del I secolo a. C. alla metà del I sec. d. C.

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Coppe costolate monocrome di colore intenso


Nel secondo gruppo di coppe costolate si annoverano i contenitori monocromi di colore intenso, di solito blu cobalto, marrone ambrato, verde oliva o violetto. Per la qualità della lavorazione possono venir accostate agli esemplari policromi. Si distinguono per l’interno attentamente rifinito, le costole regolarmente disposte sulla parete esterna e l’orlo finemente levigato.


Dal fondo del Museo abbiamo prelevato due coppe di color marrone ambrato, nelle varianti bassa e fonda (Isings 3a e 3b), scoperte in una stessa tomba della necropoli polese nel 1935. Nel modesto inventario del sepolcro c’era un’urna ceramica spezzata, nella quale erano stati posti un’olla con coperchio e due balsamari. Le coppe di vetro erano collocate accanto all’urna. La coppa bassa (n.ro cat. 3) è stata parzialmente ricostruita, ed è caratterizzata da un interno attentamente lavorato con linee intagliate sul fondo e lungo il margine dell’orlo. Le costole sono regolari, piatte e ben ordinate, nonché levigate nel tratto che le unisce all’orlo, anch’esso polito e lucidato. Per le sue caratteristiche morfologiche l’esemplare in parola va annoverato fra i migliori prodotti italici del genere di età alto-imperiale.


La coppa fonda (n.ro cat. 4) è quasi integra, le manca soltanto un piccolo pezzo del fondo e del corpo, che sono stati ricostruiti. La distinguono l’interno polito e lucidato con linee incise e l’orlo levigato. Per qualità del vetro e della lavorazione è un pochino inferiore alla precedente.


A oggi le coppe monocrome intensamente colorate vengono trovate in molti siti antichi. Compaiono sia nelle province orientali sia in quelle occidentali, tuttavia una concentrazione maggiore risulta in Occidente, specie nella penisola italica e nei pressi degli insediamenti civili e degli accampamenti militari del limes renano e danubiano. Compaiono solo sporadicamente nelle regioni mediterraneo–orientali e in quelle del Mar Nero. Sono noti alcuni reperti rinvenuti esternamente ai confini dell’Impero Romano. Nei territori della Croazia la loro concentrazione maggiore è emersa nella Liburnia meridionale (Zara e aree circostanti).


A giudicare dalla vasta diffusione dei recipienti in parola, ma anche dalle particolarità riscontrate, sembra che in Oriente e in Occidente fossero contemporaneamente attive più officine vetraie.


Le coppe costolate rimasero in uso dall’inizio del I secolo alla seconda metà o alla fine del I secolo, allorché la loro produzione si spense.

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Le coppe costolate monocrome di color naturale


L’ultimo gruppo di coppe è contraddistinto dal vetro di color naturale e, in linea generale, da una lavorazione meno accurata (tracce di attrezzi, aspetto finale disomogeneo...). Sebbene tra queste coppe prevalgano gli esemplari lavorati in maniera più sbrigativa, ve ne sono anche di apprezzabili (superficie interna con linee intagliate finemente trattata, costole ben modellate...).


Le due coppe costolate frammentate prese dal fondo museale furono rinvenute a Pola nel 1995, durante gli interventi di conservazione archeologica in Port’ Aurea. Si possono datare al I secolo. Quella bassa (n.ro cat. 5), benché conservata solamente in frammenti, si distingue per la lavorazione più attenta, come si può notare nella delicata rifinitura dell’orlo, delle costole e dell’interno. La coppa fonda (n.ro cat. 6) corrisponde per i tratti morfologici alle forme più semplici, tipiche di questo gruppo di recipienti.


Le coppe costolate di color naturale sono il gruppo più numeroso di questo tipo di vasellame: ne sono state trovate in quantità eccezionali in giacimenti sparsi in tutto l’Impero Romano e anche al di fuori dei suoi confini. Erano particolarmente frequenti negli insediamenti civili e militari, come pure negli accampamenti del limes danubiano e renano. Molti sono pure gli esemplari rinvenuti in diversi giacimenti della Croazia.


L’ ampia diffusione delle coppe costolate di color naturale, i loro grandi quantitativi e alcune particolarità riscontrate tra esemplari messi a confronto, suggeriscono che in Oriente e in Occidente (Italia) fossero attive più officine vetraie contemporaneamente. Il loro periodo di più intensa produzione attraversa tutto il I secolo, ma erano particolarmente popolari in epoca flavia, periodo in cui in Occidente aumentò il numero delle officine vetraie locali. Nel II secolo la loro presenza si contrasse, ma singoli esemplari si possono datare anche al III e IV secolo.


La produzione delle coppe costolate venne avviata alla fine del I secolo a. C. nell’area del Mediterraneo orientale, ma ben presto nel settore prevalsero le officine vetraie italiche. Nella prima metà del I secolo i centri produttivi della penisola italica distribuivano grossi contingenti di questo tipo di vasellame da tavola in tutto l’Impero Romano. Durante la seconda metà del I secolo e all’inizio del II secolo, data la loro straordinaria popolarità la produzione delle coppe costolate di color naturale si propagò nei centri produttivi delle province occidentali e soprattutto nelle regioni renano-galliche. Nei secoli seguenti rimasero in uso esclusivamente i manufatti in vetro naturale, che singolarmente, in ambienti ristretti, si possono incontrare anche nel III e IV secolo.

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Si può supporre che i reperti qui presentati, in base a esemplari analoghi dalle caratteristiche tipologiche e morfologiche simili, siano opera delle vetrerie italiche del I secolo.


Stante quanto detto, se ne conclude che la penisola istriana manteneva, nel periodo di maggiore popolarità e produzione di coppe costolate, intensi contatti commerciali con il vicino spazio italico. A conferma di un tanto vi sono i numerosi frammenti di coppe costolate non ancora pubblicati custoditi nel fondo del Museo archeologico dell’Istria.

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CATALOGO

 

1. Frammento del fondo di una coppa costolata a base violetta, decorata a spirali bianche. Cinque costole parzialmente conservate. All’interno sono visibili due linee incise al passaggio tra il fondo e il corpo e un piccolo cerchietto al centro. Il fondo è leggermente concavo.
N.ro inv.: A-5946
Luogo del ritrovamento: ignoto
Dimensioni: lunghezza 3,8 cm; larghezza 5,9 cm; spessore del fondo: 0,6 cm
Datazione: fine del I secolo a. C. – metà del I secolo d. C.

 

 

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2. Frammento dell’orlo e parte del corpo di una coppa costolata policroma a base giallo-ambrata con spirali bianche. Parzialmente conservate tre costole. Evidenti tracce di levigazione e politura sulla parte esterna dell’orlo, sulle costole e all’interno. Linea incisa sotto l’orlo nella parte interna. Tracce di iridazione.
N.ro inv.: A-31178
Luogo del ritrovamento: Pola, Blocco 70 antistante all’anfiteatro
Dimensioni: altezza 4,8 cm; larghezza 5,8 cm; spessore della parete 0,55 cm
Datazione: inizi I secolo

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3. Coppa bassa (Isings 3a) di color marrone ambrato con 34 costole rilevate e fittamente allineate. Recipiente parzialmente ricostruito. Sulla parte esterna dell’orlo e in cima alle costole vi sono evidenti tracce di levigazione e politura. Si distinguono linee piatte incise all’interno, sulla giuntura fra corpo e fondo e sotto l’orlo. Al centro piccolo cerchietto intagliato. Il fondo è leggermente concavo.
N.ro inv.: A-4897/a
Luogo del ritrovamento: Pola, via Dignano; necropoli (1935)
Dimensioni: altezza 4 cm; diametro 15 cm
Datazione: I secolo

 

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4. Coppa fonda (Isings 3b) di color marrone ambrato decorata con 30 costole in rilievo, fittamente disposte e disuguali. Recipiente parzialmente ricostruito. Sulla parte esterna dell’orlo e in cima alle costole evidenti tracce di levigazione e politura. Piatte linee incise sono visibili nella parte inferiore dell’interno del corpo e sull’orlo.
N.ro inv.: A-4897
Luogo del ritrovamento: Pola, via Dignano; necropoli (1935)
Dimensioni: altezza 5,6 cm: diametro 12 cm
Datazione: I secolo

 

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5. Nove frammenti di coppa costolata bassa (Isings 3a) di vetro di color bluastro naturale. Si sono conservate parti dell’orlo, del corpo e del fondo. Le costole sono rilevate, sottili e lavorate all’attacco con l’orlo. La parte esterna dell’orlo, come quella interna, sono levigate e polite. Si nota una doppia linea intagliata al passaggio tra corpo e fondo, dalla parte interna.
N.ro inv.: A-49954
Luogo del ritrovamento: Pola, Port’Aurea (1995)
Dimensioni: altezza 4 cm; diametro ricostruito 14 cm
Datazione: I secolo

 

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6. Cinque frammenti ricongiunti di coppa costolata fonda (Isings 3b) di vetro di color azzurrognolo-verdastro naturale. Si sono conservate parti dell’orlo, del corpo e del fondo e 6 costole di fattura disomogenea. La parte esterna dell’orlo e l’interno sono levigati e politi.
N.ro inv.: A-49955
Luogo del ritrovamento: Pola, Port’Aurea (1995)
Dimensioni: altezza 7,5 cm; diametro ricostruito 16 cm
Datazione: I secolo

 

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Bibliografia


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Sulle tavole di imperatori, soldati e plebei romani - Le coppe costolate di vetro

 Mostra
Via Carrara 4, Pola
 Una finestra sul passato
26. 4. – 26. 7. 2021.


Autrice della mostra e del testo :
Aska Šopar


Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria


 Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore : Darko Komšo

Redazione:
Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Irena Buršić


Autore dell’allestimento, veste grafica:
Vjeran Juhas


Coordinatrice della mostra:
Monika Petrović


 Autore delle fotografie:
Vjeran Juhas


Disegni :
Ivo Juričić


Restauro dei materiali:
Monika Petrović


Traduzione italiana:
Elis Barbalich-Geromella


Traduzione inglese:
Neven Ferenčić


Correzione dei testi:
Irena Buršić, Giulia Codacci-Terlević,
Adriana Gri Štorga, Aska Šopar, Milena Špigić


Stampa: MPS Pula


 Tiratura: 500


 Pola, 2021.

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