L'Imperatore e gli antichi dei - La storia di un rilievo

Lo stile arcaizzante nella scultura romana

Il Museo archeologico dell’Istria custodisce un frammento di rilievo in marmo bianco a grana fine rappresentante un corteo rituale (fig. 1). Štefan Mlakar lo descrisse come raffigurazione di una scena del ciclo mitologico di Artemide risalente al I–II sec. Vesna Girardi-Jurkić respinse quell’interpretazione e, nei suoi primi lavori, lo ritenne la classica raffigurazione di un corteo di satiri e ninfe del II-III sec. e, infine, in lavori posteriori, una rappresentazione del I sec. di due ninfe e di Silvano dai piedi caprini. Il rilievo è l’unico esemplare noto di scultura romana in stile arcaizzante della costa adriatica croata. Lo stile arcaizzante imita e riflette il vecchio stile arcaico dalle linee severe, rigide e dai movimenti goffi, che dominava l’arte greca nel periodo fra l’VIII e il VI sec. a. C. Si riconosce dai volumi piatti, dai piedi rappresentati di profilo saldamente appoggiati al suolo e rivolti in una medesima direzione e dalle pieghe dei tessuti ricadenti verticalmente che, agli orli, formano linee ondulate geometricamente regolari. Durante il periodo classico e quello ellenistico i Greci usarono talvolta lo stile arcaizzante a scopi religiosi; infine lo stile in parola venne assunto dall’arte romana. Lo stile arcaico, severo, solenne, austero, dal ritmo simmetrico e uniforme, esprimeva in maniera persuasiva il rispetto delle tradizioni, la forza, la stabilità, la dignità degli antichi numi, e la loro indiscutibile autorevolezza. Dal canto suo, l’arte romana degli inizi dell' età augustea introdusse lo stile arcaizzante nella scultura cultuale e nella decorazione architettonica di templi e santuari. Lo stile arcaizzante esprimeva la pietas augustea, che era un elemento importante del programma politico di Augusto. Spesso detto stile era ecletticamente intrecciato ad elementi classicistici neoattici e italo-etruschi; lo si ritrova nelle sculture delle divinità durante tutto il I sec. d. C.

 

Fig. 1 Rilievo marmoreo raffigurante un corteo, Museo archeologico dell'Istria.

 

Rilievi raffiguranti processioni divine in stilearcaizzante sono stati rinvenuti in numerose città italiane; furono realizzati nel I sec. a.C. in officine neoattiche e sotto la loro influenza. Si trovano sulle lastre rettangolari che rivestivano i podi o le pareti dei templi e dei complessi sacrali, nonché sugli zoccoli di monumenti o su are di forma rettangolare o cilindrica. Di solito risultano danneggiati ad ambedue le estremità, motivo per cui non è noto il numero complessivo delle figure rappresentate, ma in genere si ritiene che fossero una dozzina. Come esempio di raffigurazione a rilievo in stile arcaizzante di un corteo con più di quattro divinità si può addurre quello marmoreo di Taranto con dodici numi del I sec. a. C.- I sec. d. C. (fig. 2). Il rilievo di Pola può venir accostato a un gruppo di rilievi romani citaredici. Questi rivelano quattro figure divine arcaizzanti e devono il nome ad Apollo Citaredo e al suo strumento musicale preferito, la cetra (Apollo Citharoedus). Vi sono rappresentate tre figure della triade apollinea, i gemelli Apollo e Artemide/Diana e la loro madre Leto/Latona, rivolti verso destra nell’atto di accedere all’ara davanti alla quale si erge la Vittoria alata. Apollo è a capo del corteo coinvolto nel rituale dell’offerta sacrificale, ed è seguito dalla sorella e poi dalla madre. Apollo regge la cetra e offre la ciotolina in cui la Vittoria versa la libagione. In questo gruppo di rilievi gli elementi arcaizzanti sono per lo più offuscati dalle componenti in stile neoattico più libere e realistiche. La maggior somiglianza figurativa con il manufatto polese si riscontra in due rilievi di Villa Albani a Roma, uno datato al 30 a. C. circa e l’altro che oggi si trova a Berlino (fig. 3). La somiglianza emerge dalla posizione dei piedi, che sono completamente aderenti alla base, e dalla ricaduta delle pieghe delle vesti. Però in nessuno dei rilievi citaredici vi è la raffigurazione di un capriolo o animale simile. Il rilievo polese può essere paragonato anche all’importante gruppo arcaizzante di Ercolano (Herculaneum), di epoca augustea, che riproduce alcune divinità. Si tratta di quattro lastre di marmo lavorate a rilievo che decoravano il podio di un tempio o di qualche altra struttura architettonica di un’area consacrata con templi, e che raffigurano ciascuna un nume: Ermes, Atena, Efesto e Poseidone (fig. 4).

Fig. 2 Rilievo proveniente da Taranto raffigurante un corteo di dodici divinità, Baltimora, Walters Art Museum.

 

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Greek_-_Procession_of_Twelve_Gods_and_Goddesses_-_Walters_2340.jpg

Fig. 3 Rilievo citaredico di Villa Albani, Berlino, Staatliche Museen.

https://commons.mtholyoke.edu/arth310rdiana/wp-content/uploads/sites/152/2015/12/Palati38.jpg

Fig. 4 Rilievi di Ermes, Atena, Efesto e Poseidone del santuario di Ercolano (GUIDOBALDI 2008).

 

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L’ara aziaca con il corteo di divinità

Ma il vero prototipo imitato nel rilievo polese è la rappresentazione di divinità in stile arcaizzante scoperta nel 2001 nella Grecia settentrionale, presso Nicopoli, nell’ambito di un maestoso monumento alla vittoria di Ottaviano Augusto (fig. 5-6). Il complesso monumentale venne eretto nel 29-27 a. C. in onore della vittoria di Ottaviano nella battaglia navale contro le truppe di Marco Antonio, presso il promontorio di Azio (fig. 5). Dopo la vittoria militare di Azio sul suo avversario nella lotta per il potere, nel 31 a. C. Ottaviano divenne il signore assoluto (princeps) dello stato romano. Nel 27 a. C. accettò il titolo di Augustus, cioè augusto, conferitogli dal Senato, che segnò la nascita dell’Impero romano. Il monumento alla vittoria di Ottaviano Augusto (fig. 6) ebbe una grande influenza sulla configurazione dei successivi monumenti in tutto l’Impero romano, compreso il territorio dell’odierna Croazia. Sulla sua terrazza superiore, sulla quale si trovava un grande altare rettangolare circondato da un portico a tre archi, è stata trovata un’ara sacrificale di marmo, semicilindrica, decorata in stile arcaizzante con un corteo di dieci dei ed eroi del pantheon greco (fig. 7-10). Sette delle figure sono volte verso destra, tre verso sinistra. Il gruppo volto a destra è preceduto da Apollo con la cetra e il plettro (plectrum). Lo segue Artemide con l’arco nella mano sinistra e che con la destra trascina, trattenendolo per la zampa anteriore sinistra, un cervo impennato sulle zampe posteriori. Il cervo è di dimensioni ridotte, sproporzionate. Dietro ad Artemide e al cervo incede sua madre Leto a capo coperto; seguono Ermes, tre figure in cui si possono identificare le Grazie o delle ninfe, poi tre figure rivolte in direzione contraria: Ebe o Era dal capo coperto, un barbuto Eracle con la clava e Atena con la lancia nella sinistra e l’elmo nella destra. Il rilievo copre solo metà del manto del cilindro. Alcuni frammenti - plasticamente profilati allo stesso modo - di rilievi arcaizzanti lì rinvenuti potrebbero appartenere alla seconda metà dell’ara o a un’altra ara o basamento. Due rilievi semicilindrici assieme avrebbero potuto comprendere le figure di tutti e dodici gli dei dell’Olimpo, con il loro seguito di figure secondarie.

Fig. 5 Mappa dell'area della battaglia di Azio e sito del monumento alla vittoria di Ottaviano Augusto.

 

Fig. 6 Monumento aziaco alla vittoria, ricostruzione (ZACHOS 2015).

 

Fig. 7 Ara sacrificale con rilievo arcaizzante del monumento di Azio.

 https://www.snf.org/en/grants/grantees/s/scientific-committee-of-nicopolis/monument-restoration/

Fig. 8 Ara sacrificale con rilievo arcaizzante del monumento di Azio (ZACHOS – KALPAKIS – KAPPA – KYRKOU 2008).

 

Fig. 9 Ara sacrificale con rilievo arcaizzante del monumento di Azio.

https://drfourlas.gr/index.php?route=product/product&product_id=4229

Fig. 10 Leto, Artemide e Apollo, ara con rilievo arcaizzante del monumento di Azio (ZACHOS 2007).

 

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Che cosa ci fanno gli antichi dei dell’Olimpo sul monumento in gloria del primo imperatore romano?

La religione romana adottò le divinità greche intrecciandole con le proprie, cui lo stile arcaizzante conferiva una vigorosa sottolineatura proprio della loro lontana origine greca. La raffigurazione di numi greci in monumenti architettonici in onore di un sovrano-fondatore trae ispirazione dall’ellenistica Alessandria d’Egitto. Il concetto è presente nella rappresentazione dei dodici dei dell’Olimpo greco nel Tychaion di Alessandria, un santuario ellenistico consacrato a Tyche, dea protettrice della fortuna della città, santuario di cui rimane solamente una descrizione risalente all’incirca al 400 d. C. nell’opera dello Pseudo-Libanius. Il Tychaion si ergeva al centro della città, accanto all’Agora, e comprendeva un tempio rotondo cintato dal temenos. Si ritiene che il tempio circolare fosse coperto da una cupola, che aveva un’apertura rotonda al centro. L’antica fonte descrive l’edificio romano che sostituì l’originale ellenistico distrutto in un incendio nel 181 d. C. Vi si legge di due gruppi di sei statue di dei olimpici ciascuno, distribuite in un semicerchio architettonicamente ordinato, ogni statua in una propria nicchia fra le colonne. È sottinteso che i semicerchi erano disposti simmetricamente. Secondo un’interpretazione tradizionale del testo al centro di un gruppo c’era la statua del fondatore e salvatore della città, Tolomeo Sotere, con il corno dell’abbondanza (cornucopia), mentre al centro del secondo gruppo si trovava Carite (Charis), che personificava la dovizia della terra. Secondo un’interpretazione più recente la statua tradizionalmente identificata come Tolomeo Sotere rappresentava in realtà il suo immediato predecessore e il vero fondatore di Alessandria, Alessandro il Macedone. Al centro dell’edificio c’era una composizione di statue in cui due Nike/Vittorie incoronavano l’egemone Tiche/Fortuna. Tiche a sua volta incoronava la dea della Terra, Gea, e quest’ultima incoronava Alessandro il Macedone, fondatore e eponimo della città. Nel Tychaion si conservavano, accanto al gruppo statuario in cui dominava Tiche, le lastre di bronzo con il testo del codice civile della città. Nello stesso tempio si trovava il celebre gruppo di sculture che simboleggiava l’ordine cosmico universale. Era formato da una grande corona d’alloro sostenuta da due filosofi, uno seduto, l’altro nudo e reggente la sfera celeste. L’intero e complicato programma iconografico aveva lo scopo di giustificare il sostegno divino a Tolomeo Sotere alla successione al potere già di Alessandro, proclamato figlio di Zeus. Augusto assunse da Alessandro quest’iconografia cultuale, che innestò, attraverso l’architettura e le arti figurative, nel suo programma teso a esprimere l’universale acquiescenza degli dei al suo potere. Nella cosiddetta Gemma Augustea si vede Tiche/Fortuna con la corona turrita, ovvero Oikoumene, rappresentante dell’intero mondo abitato, creatrice e incoronatrice di regnanti, che incorona Augusto. Il corteo arcaizzante di divinità greche del monumento alla vittoria di Azio aveva lo stesso ruolo delle statue degli dei olimpici del Tychaion ad Alessandria, ossia quello di beneplacito divino alla legittimità del potere politico, caposaldo religioso fondamentale all’origine della costruzione del culto imperiale. Il concetto architettonico-iconografico realizzato nel Tychaion ispirò anche altri edifici dell’età augustea, tra i quali il più significativo è il Pantheon di Agrippa a Roma.

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A che tipo di monumento era destinato il rilievo polese degli antichi dei olimpici?

Confrontato con rilievi arcaizzanti simili, è evidente che quello di Pola è una variante del corteo divino scolpito sull’ara del monumento alla vittoria di Azio. Ne è rimasta solamente la parte comprendente la triade apollinea (fig. 11-12). Al primo posto a destra doveva esserci il capofila Apollo con la cetra e il plettro, ma non ci è giunto. La figura a destra, la meglio conservata, rappresenta Artemide e quella a sinistra Leto, madre dei gemelli Apollo e Artemide. Con ciò è definitivamente confermata la prima interpretazione del rilievo proposta da Štefan Mlakar. L’atteggiamento di Artemide e Leto, le loro gambe di sinistra denudate fino a metà coscia, le pieghe delle vesti distribuite in maniera identica e il cervo impennato sulle zampe posteriori e trascinato da Artemide sono identici a quelli dell’ara sacrificale del monumento aziaco presso Nicopoli. Le figure scolpite sul rilievo del Museo polese erano alte 45 cm, il che corrisponde alle dimensioni di quelle sull’ara del monumento dianzi detto. Differenze si notano nel modellamento delle zampe del cervo, che nel rilievo polese sono meno snelle, e nell’assenza di sandali nei personaggi della triade apollinea del frammento polese, contrariamente al rilievo aziaco dove si distinguono le suole. Poiché le dimensioni corrispondono, e la plasticità e lo schema sono identici, si può constatare che il manufatto polese venne eseguito a imitazione di quello di Nicopoli e che rappresenta Artemide e Leto come partecipanti alla processione di dei e eroi, Eracle compreso. La differenza fondamentale tra i due monumenti sta nel fatto che il rilievo aziaco venne scolpito su metà del manto cilindrico, invece quello del museo polese su una lastra piana. Circa la datazione del manufatto polese, è possibile farlo risalire a un periodo compreso tra gli inizi dell'età augustea e la fine del I sec. d. C. al massimo. Con ragionevole approssimazione può venir datato tra il 27 a. C. e i primi due decenni del I sec. d. C. È ispirato all’arte greca neoattica e rivela l’influsso diretto della bottega greca che aveva lavorato alla creazione del monumento alla vittoria di Azio.

Si pone ora la questione di quale sia stato il complesso architettonico dell’Histria romana cui il rilievo arcaizzante con il corteo divino sarebbe potuto appartenere. Il rilievo non può venir messo in relazione con nessuno dei santuari extraurbani di epoca romana, sicché rimane la possibilità che possa trattarsi di un edificio pubblico interno al perimetro urbano e di forte impatto religioso. Il Museo archeologico dell’Istria ha raccolto importanti reperti nei centri urbani romani di Nesazio (Nesactium), Parenzo (Parentium) e Pola (Pola). La colonia romana Pola era comunque la città più grande e più importante dell’Histria, e tuttora vanta la struttura urbana di età augustea meglio conservata con la quale il rilievo può essere correlato. Il simbolismo della raffigurazione arcaizzante delle principali divinità greche e di quelle minori, traslato direttamente dal monumento alla vittoria di Azio, aveva la funzione di pubblica celebrazione dell’indiscusso potere di Augusto, suffragato da tutti gli dei. Era un programma iconografico funzionale all’epoca del regno di Augusto, verso la fine della quale venne rinnovato anche il monumentale foro polese. Sul lato nord di quest’ultimo, a sinistra e a destra del tempio centrale, vennero eretti due templi simmetrici minori del tipo tetrastilo prostilo. Il tempio occidentale fu dedicato a Roma e Augusto tra il 2 a. C. e il 14 d. C., del che rende testimonianza l’epigrafe sull’architrave; di quello orientale rimane solamente la facciata posteriore né si sa a quale nume fosse consacrato. Una tradizione erudita locale vuole, senza alcun motivo apparente, che fosse dedicato a Diana, ma non è rimasta alcuna attestazione che possa metterla in relazione con il tempio orientale. Il tempio potrebbe venir connesso a Diana se il rilievo con la figura riconoscibile di Artemide/Diana assieme al cervo fosse stato trovato sul posto. In mancanza di informazioni sul luogo del suo ritrovamento, la supposizione è in attesa di conferme previa scoperta di futuri reperti archeologici.

Non è escluso che il programma iconografico completo contenesse venti figure divine, compresi i dodici dei dell’Olimpo e una serie di divinità minori, disposte in due gruppi. In tal caso ogni gruppo avrebbe contenuto sei deità olimpiche, accompagnate da quattro di rango inferiore. Il rilievo polese avrebbe potuto trovarsi alla base di un piedistallo rettangolare o su una lastra di rivestimento di un complesso sacro. Avrebbe anche potuto essere diviso fra due lastre disposte simmetricamente, ognuna con dieci figure, contenenti, in conformità con il programma iconografico di esaltazione del culto imperiale, dodici divinità olimpiche principali con un seguito di numi secondari. Dato il messaggio iconografico, che attesta l’universale appoggio divino alla legittimità del potere imperiale romano, il rilievo si sarebbe innestato benissimo nel rinnovato complesso architettonico tardo-augusteo della colonia Pola con i due templi neoeretti, di cui quello occidentale dedicato a Roma e Augusto e quello orientale tradizionalmente attribuito a Diana.

Fig. 11 Ricostruzione della raffigurazione sul rilievo di Pola desunta dall'ara del monumento di Azio.
Da sinistra a destra: Atena, Eracle, Ebe o Era, le tre Grazie o ninfe, Ermes, Leto, Artemide e Apollo (STARAC 2018).

 

Fig. 12 Ricostruzione della raffigurazione della triade apollinea sul rilievo di Pola desunta dall'ara del monumento di Azio.
Da sinistra a destra: Leto, Artemide e Apollo (STARAC 2018).

 

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Catalogo

 

N.ro inv. AMI-A-8719
Descrizione: frammento di lastra di marmo bianco con raffigurazione di corteo rituale. Due figure dai piedi scalzi e dalle gambe semiscoperte protese in avanti sono scolpite in un corteo procedente verso destra. Indossano vesti greche, un lungo chitone e l'himation in guisa di mantello. Della figura a sinistra sono rimaste solo la gamba sinistra fino a metà polpaccio e quella destra fino al ginocchio. Tra loro c'è un animale impennato del quale rimangono le zampe posteriori con gli zoccoli. L'animale è proporzionalmente minuto, l'altezza della sua schiena arriva alle ginocchia delle figure umane. I personaggi si muovono su un podio piatto alto 2 cm. Sul lato inferiore e quello posteriore la lastra è piana e levigata, in alto, a destra e a sinistra, è spezzata.
Dimensioni: altezza 16,6 cm (incompleta), spessore 21 cm (incompleto), lunghezza 5,2 cm (completa).
Luogo di ritrovamento: sconosciuto, prima del 1949.

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Bibliografia

 GIRARDI-JURKIĆ, V. 2005. Duhovna kultura antičke Istre - kultovi u procesu romanizacije antičke Istre, Zagreb.

GUIDOBALDI, M. P. (ed.) 2008. Ercolano: tre secoli di scoperte, Catalogo della mostra (Napoli, 2008-2009), Milano.

MARUŠIĆ, B. - MLAKAR, Š. 1969. Pula – Forum, Vodič 1, Pula.

STARAC, A. 2018. Arhaizirani reljef iz Arheološkog muzeja Istre u Puli i utjecaj Oktavijanove Akcijske memorijalne građevine / The archaized relief from the Archaeological Museum of Istria in Pula and the influence of Octavian's Actium Monument, Diadora 32, 89-104.

ΖΆΧΟΣ, K. Λ. 2007. Τα γλυπτά του βωμού στο Μνημείο του Οκταβιανού Αυγούστου στη Νικόπολη: Μια πρώτη προσέγγιση, in: Zachos, K. L. (ed.) Nicopolis B. Proceedings of the Second International Nicopolis Symposium (11-15 September 2002), Actia Nicopolis Foundation, Preveza, volume 1, 411-434; volume 2, 307-321.

ZACHOS, K. L. 2015. An Archaeological Guide to Nicopolis. Rambling through the historical, sacred, and civic landscape, Monuments of Nicopolis 10, Athens.
ZACHOS, K. L. - KALPAKIS, D. - KAPPA, H. - KYRKOU, T. 2008. Nicopolis. Revealing the City of Augustus' Victory, Athens.

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L'Imperatore e gli antichi dei - La storia di un rilievo

 Mostra
 Via Carrara 4, Pola
 Una finestra sul passato
26. 1. 2021. – 26. 4. 2021.

Autrice della mostra e del testo:
Alka Starac

Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria

 Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore: Darko Komšo

 Redazione:
Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Irena Buršić

Autore dell’allestimento, veste grafica:
Vjeran Juhas

Coordinatrice della mostra:
Monika Petrović

Traduzione italiana:
Elis Barbalich-Geromella

Traduzione inglese:
Neven Ferenčić

Correzione dei testi:
Irena Buršić, Giulia Codacci-Terlević, Adriana Gri Štorga, Alka Starac, Milena Špigić

Stampa: MPS Pula

Tiratura: 500

Pola, 2021.

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