Le maschere teatrali romane

Nella Pola dell’antichità la vivacità della scena teatrale e un livello di vita culturale notevole sono direttamente confermati dalla presenza dei resti archeologici di due teatri romani. Dopo la fondazione della Colonia Pola (Colonia Iulia Pola) nel 46-45 a. C., la città si sviluppò nel sito di un castelliere istrico acquisendo via via tutti i contenuti caratteristici della tradizione urbanistica e architettonica romana. Nel corso del I secolo vennero quindi costruiti due teatri, uno più grande esterno alla città e uno più piccolo entro le mura urbane. Ma esistono anche altre prove materiali da cui si evince che gli spettacoli teatrali rappresentavano un segmento importante nella vita della popolazione della Pola romana. Si tratta di oggetti decorati con dettagli ispirati alle rappresentazioni sceniche, fra i quali un posto speciale spetta alle maschere teatrali.
Sul tema in questione, viene presentata in quest’occasione solo una minima quantità di oggetti appartenenti al fondo del Museo archeologico dell’Istria.

 

 

Pola, Piccolo teatro romano

 

 

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La maschera, una componente degli spettacoli teatrali antichi

Le maschere teatrali erano parte imprescindibile degli spettacoli scenici antichi. Al pari della letteratura drammatica le maschere traggono origine dalle antiche usanze greche riconducibili al culto del dio Dioniso. Da quei riti si sono sviluppate la tragedia e la commedia, forme drammatiche i cui protagonisti indossavano delle apposite maschere teatrali. La prima tragedia fu scritta da Tespi nel 534 a. C. Tespi è anche ritenuto il creatore delle maschere teatrali che, all’epoca, venivano fabbricate con tela di lino imbevuta di gesso, poi essiccata in appositi stampi. Al V secolo a. C. risale l’attività dei più grandi autori della tragedia classica greca: Eschilo, Sofocle ed Euripide. Tutti i rivolgimenti politico-sociali di quei tempi si rifletterono sui contenuti delle loro opere e quindi anche sull’aspetto delle maschere teatrali. Ai tempi di Eschilo venivano fabbricate con tela ricoperta di gesso e variamente colorate in modo da accentuare determinati tratti del volto. Le maschere dell’epoca di Sofocle erano più espressive, vennero dotate di onkos (superficies), alte acconciature che poi sarebbero diventate caratteristiche delle maschere tragiche. Durante il periodo euripideo le maschere divennero vieppiù espressive, praticamente grottesche.
Il teatro dell’antica Roma si sviluppò sotto l’influenza di quello greco. Verso la metà del III secolo a. C. il mondo romano entrava in contatto con la commedia e la tragedia greche, contatto di cui si deve il merito anzitutto a Livio Andronico. Nello stesso lasso di tempo comparvero scrittori i cui lavori drammatici erano ispirati a temi della vita romana, e il primo fra loro fu Gneo Nevio. Nel II seolo a. C. si situa la produzione di Plauto, uno dei maggiori commediografi romani. All’inizio del I secolo a. C. negli spettacoli teatrali vengono introdotte, sull’esempio greco, le maschere. Quelle romane erano un poco più grandi, con i lineamenti del volto più marcati. Un tipo di rappresentazione particolare erano le farse atellane, originarie di Atella in Campania. Il loro contenuto era grossolano, con doppi sensi volgari, e vi agiva un numero limitato di personaggi, ognuno dei quali impersonava una maschera convenzionale. L’atellana comprendeva quattro personaggi mascherati: lo stolido Macco, Bucco, un grassone ottuso, il vecchio Pappo e Dosseno, l’imbroglione. Le farse venivano eseguite per divertire gli spettatori dopo la rappresentazione delle tragedie di contenuto romano. Delle maschere molto belle, dalla bocca chiusa, erano indossate dagli interpreti delle pantomime, un genere che nel periodo successivo avrebbe prevalso su tutti gli altri.

 

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Rassegna delle maschere teatrali

In epoca antica le maschere fungevano spesso, oltre che da sussidiario specifico nell’ambito delle rappresentazioni teatrali, anche da motivo decorativo in vari settori dell’attività umana. Ispirate al mondo teatrale, talvolta assurgevano a opere di altro valore estetico. In questo senso le maschere erano sovente rappresentate isolatamente, oppure come parte dell’intera figura dell’attore o, infine, nell’ambito di scene drammatiche di gruppo. È grazie a queste riproduzioni che l’aspetto visivo delle maschere quali venivano un tempo usate in teatro ci è direttamente noto. Si tratta di effigi raffigurate su mosaici, affreschi, su oggetti di uso quotidiano, su lapidi funebri, spesso interpolate nei rilievi della ricca ornamentazione architettonica romana, specie quella che decorava gli edifici teatrali.
Tra i reperti custoditi dal Museo archeologico dell’Istria vi è un determinato numero di quelli con rappresentazioni di maschere teatrali, una parte dei quali appartiene ai monumenti funebri di pietra e ai rilievi dell’architettura monumentale. Di questi ultimi sono particolarmente notevoli i frammenti che abbellivano l’edificio del più grande teatro romano di Pola, dei quali solo una minima parte viene esibita in questa mostra. Si tratta di parti staccatesi da capitelli corinzi (cat. 1-4). Il capitello della colonna corinzia era modellato a forma di cesto con girali stilizzati di acanto e sovrastato dall’abaco, una tavoletta piana dai lati concavi. Al centro di ognuno dei quattro lati della quale c’era una decorazione detta „fiore dell’abaco“. Gli esemplari di fiore qui presentati ornavano un tempo l’abaco di questo tipo di capitello. Sono specifici perché presentano al centro una maschera teatrale. Uno degli esemplari conservatisi è privo del fiore (cat. 4).
Siccome i drammaturghi antichi traevano spesso ispirazione dalla mitologia, le maschere indossate dagli attori che interpretavano determinati personaggi mitici erano loro conformate. Uno di questi esempi è la maschera di satiro barbuto che spicca nel fiore di un abaco (cat. 1). Lo stesso vale per la raffigurazione della maschera del mitico eroe Ercole, che era anche il protettore della colonia romana Pola, e della sua clava. Di certo gli spettacoli ispirati alle sue gesta dovevano essere assai graditi nella città di cui era il patrono. La sua maschera è riprodotta su una lucerna di ceramica (cat. 8). Le lucerne erano oggetti alimentati a olio, usati in primo luogo per illuminare gli ambienti. In epoca romana venne loro assegnato anche il ruolo simbolico di illuminazione delle tombe dei defunti. Erano inoltre uno dei doni più frequenti cui si ricorreva nelle più svariate occasioni, sicché non meraviglia che i maestri artigiani ci mettessero nel realizzarle molta creatività. Spesso erano decorate proprio con il motivo delle maschere teatrali, delle quali per quest’occasione sono stati selezionati alcuni esemplari con differenti effigi (cat. 5-9).

Fiore di abaco di capitello corinzio con maschera di satiro.

 

 

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Catalogo

 

 

1. Fiore di abaco di capitello corinzio con maschera di satiro. Calcare. La testa del satiro è al centro di un fiore a cinque petali danneggiato. Il satiro ha le fattezze di un uomo anziano barbuto, dai capelli ricci, il cui volto è caratterizzato dagli occhi a mandorla senza iridi, dalle sopracciglia molto arcuate, dal naso largo e dalla bocca aperta.
N.ro inv.: A-4843
Dimensioni:
altezza 8,6 cm, larghezza 15,6 cm, lunghezza 8,2 cm, peso 988 g
Luogo del ritrovamento:
Pola, Teatro minore, 1912
Datazione:
seconda metà del I secolo a. C.

 

 

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2. Fiore di abaco di capitello corinzio con maschera teatrale comica. Calcare. La maschera è collocata in una foglia di acanto per gran parte danneggiata. L’effigie si distingue per la chioma dall’alta acconciatura stilizzata, ha gli occhi sgranati, un largo naso volto all’insù e la bocca assai spalancata in un ampio sorriso. Sulla testa passa un serto in guisa di nastro attorcigliato.
N.ro inv.:
A-4844
Dimensioni:
altezza 12 cm, larghezza 11 cm, lunghezza 4,4 cm, peso 745 g
Luogo del ritrovamento:
Pola, Teatro minore, 1935-1939
Datazione:
seconda metà del I secolo a. C.

 

 

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3. Fiore di abaco di capitello corinzio con maschera teatrale comica. Calcare. La maschera è posta al centro di un fiore a cinque petali parzialmente danneggiato. L’immagine si contraddistingue per la chioma stilizzata, la fronte bassa, gli occhi sbarrati e la bocca dall’apertura molto aperta. Sulla testa della maschera c’è un serto in specie di nastro.
N.ro inv.:
A-5751
Dimensioni:
altezza 19 cm, larghezza 20 cm, lunghezza 12 cm, peso 4263 g
Luogo del ritrovamento:
Nesazio, 1906
Datazione:
I secolo

 

 

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4. Maschera teatrale comica staccatasi dal fiore di un abaco capitellare. Calcare. Nonostante i gravi danni subiti dall’oggetto, vi si distingue l’immagine di un uomo anziano barbuto. La testa è calva, gli occhi sono grandi con le iridi perforate, il naso è ammaccato, la bocca fortemente spalancata.
N.ro inv.:
A- 49953
Dimensioni:
altezza 8,5 cm, larghezza 6,5 cm, lunghezza 4,5 cm, peso 201 g
Luogo del ritrovamento:
Pola, palazzo del Museo archeologico dell’Istria, Lapidario I, SJ 006, 11 settembre 2014
Datazione:
inizio I secolo

 

 

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5. Lucerna con due maschere teatrali comiche, firmalampe (lucerna firmata) Loeschcke X. Sul disco sono riprodotte due maschere teatrali comiche di tipo negroide. Ambedue hanno la bocca spalancata e una folta chioma acconciata con sottili intagli. Terracotta arancione.
N.ro inv.: A-4719
Dimensioni:
altezza del corpo 3,9 cm, altezza con le anse 4,3 cm, lunghezza della lucerna 11,1 cm, Ø del corpo 7,7 cm, Ø del fondo 4,8 cm, peso 121,7 g
Luogo del ritrovamento:
Pola, chiesa di S. Nicola, prima del 1949
Datazione:
I-III secolo

 

 

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6. Frammento di disco di lampada con raffigurazione in rilievo di attore e maschera, tipo Loeschcke I B. Un anziano attore barbuto, con mantello e sandali ai piedi, seduto su una sedia, è rivolto a destra, porge la mano destra verso la maschera comica posata alla sua destra su uno sgabello treppiede.Disco forato sotto l’immagine. Mancante di parte del corpo e del beccuccio angolare curvilineo. Terracotta color arancione chiaro, rivestimento rosso-bruno poco brillante.
N.ro inv.:
A-5003
Dimensioni:
altezza 1,7 cm, lunghezza 7 cm, larghezza 8,2 cm, peso 24,2 g
Luogo di ritrovamento:
sconosciuto
Datazione:
I-II secolo

 

 

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7. Parte di lucerna con raffigurazione in rilievo di due maschere, Loeschcke I B. Le maschere rivolte a sinistra poggiano su una base, quella a sinistra rappresenta un giovane imberbe con berretto frigio, quella a destra un uomo più anziano barbuto dalla calvizie incipiente. Disco forato sotto l’immagine delle maschere. Mancante del beccuccio angolare curvilineo. Terracotta di color giallo ocra pallido, rivestimento opaco marrone.
N.ro inv.:
A-5012
Dimensioni:
altezza 2,8 cm, lunghezza 7,8 cm, larghezza 7,4 cm, Ø del fondo 4,4 cm, peso 34,1 g
Luogo del ritrovamento:
sconosciuto
Datazione:
I-II secolo

 

 

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8. Frammento di disco di lucerna con rilievo della maschera di Ercole e della sua clava. La maschera barbuta di Ercole è ricoperta dalla pelle di leone, sulla quale poggia la clava rivolta verso il basso. Foro sotto la maschera. Sagoma di spalla Loeschcke 3 A. Terracotta color ocra aranciato, rivestimento marrone poco brillante. Lucerna di tipo Loeschcke I o IV.
N.ro inv.:
A-5844
Dimensioni:
altezza 0,7 cm, lunghezza 6,1 cm, larghezza 4,4 cm, Ø 5,8 cm, peso 5,6 g
Luogo del ritrovamento:
sconosciuto
Datazione:
I-II secolo

 

 

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9. Lucerna tripla di ceramica con maschere e festoni su piedistallo. Triplice lucerna di Cnido con zoccolo rettangolare sul cui lato anteriore c’è il rilievo di tre maschere comiche collegate da festoni. La maschera centrale ritrae un uomo giovane dai capelli corti. Le due laterali raffigurano uomini più vecchi, probabilmente due schiavi. I loro capelli sono acconciati con una serie di intagli, il naso è largo e volto all’insù, la bocca spalancata e imbutiforme. Sopra il piedistallo vi sono tre colonne scannellate che sostengono le lucerne con beccuccio rotondo e disco decorato con una rosetta petalosa.La lucerna di sinistra e quella al centro sono state ricostruite assieme alle colonne.La ricostruzione della colonna centrale è dubbia. Terracotta di color ocra pallido, rivestimento opaco marrone.
N.ro inv.:
A-5849
Dimensioni:
altezza 19 cm, larghezza 18,6 cm, lunghezza 9 cm, peso 895 g
Luogo del ritrovamento:
Pola, Teatro minore, 1912
Datazione:
II secolo

 

 

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Bibliografia

 

BRADARA, T. 2000. Nalaz keramičkih svjetiljki uz jugoistočni kut foruma u Puli, Histria archaeologica 29/1998. 103-148

MARDEŠIĆ, J. 2002. Keramičke svjetiljke, Longae Salonae I, Split, 349-364

MLAKAR, Š. 1981. Antički teatar na tlu Jugoslavije, Saopštenje s naučnog skupa 14-17. IV. 1980. Novi Sad, 91-110

NEPI MODONA, A. 1967. Predstave, glumci i publika, u: Antički Rim: Panorama jedne civilizacije, Beograd-Ljubljana, 151-162

RNJAK, D. 1979. (ur.) Antički teatar na tlu Jugoslavije, Novi Sad

RNJAK, D. O antičkim maskama, casopiskultura.rs/MagazinePublication/ShowPublicationPdf [25.06.2019.]

ŠKILJAN, D. Aktualnost grčkog teatra nekad i sad, https://dokumen.tips/documents/aktualnost-grckog-teatra-nekad-i-sad-ffzgunizghr-5-aktualnost-grckog.html [25.06.2019.]

 

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Le maschere teatrali romane

Mostra

Via Carrara 4, Pola 

 Una finestra sul passato

6. 8. – 2. 10. 2019.

Autrice della mostra e del testo:

Silvana Petešić

Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria 

Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore:

Darko Komšo

Redazione:

Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović

Autore dell’allestimento, veste grafica:

Vjeran Juhas

Disegno:

Ivo Juričić

Autrici delle fotografie:

Tanja Draškić Savić, Silvana Petešić

Restauratore:

Andrea Sardoz

Coordinatrice della mostra:

Monika Petrović

 Traduzione italiana:

Elis Barbalich-Geromella

Traduzione inglese :

Neven Ferenčić

 Correzione dei testi:

Irena Buršić, Adriana Gri Štorga,

Milena Špigić, Katarina Zenzerović

Stampa: MPS Pula

Tiratura: 700

 Pola, 2019.

Typo3 site by Ulisys d.o.o. , 2010.