Le acquasantiere domestiche: La religiosità in privato

Le acquasantiere, le vasche in cui si conserva l’acqua benedetta per l’aspersione dei fedeli, o di ambienti e oggetti, sono in genere destinate ai luoghi sacri. Fanno la loro apparizione a cominciare dal IX secolo, quando papa Leone IV introduce l’aspersione domenicale dei fedeli con l’acqua santa, che veniva custodita in questi appositi contenitori. Generalmente le acquasantiere si dividono in fisse (immobili) o portatili (mobili) e queste ultime si usano, oltre che a fini religiosi, anche a scopi privati (si tratta delle acquasantiere cosiddette domestiche, „familiari“).

L’acqua santa entrò negli ambienti domestici in maniera graduale. Veniva attinta nelle chiese e usata per benedire e proteggere la casa dalle forze maligne e farsi il segno della croce; si conservava in piccoli contenitori decorati, ossia le acquasantiere domestiche, che le famiglie cristiane usavano per esprimere la propria religiosità e incoraggiare le pratiche devozionali nel privato delle proprie case.

Dal XVI secolo ai primi decenni del secolo XX questi oggetti della cultura religiosa erano numerosi e largamente presenti in tutti gli strati sociali all’interno della comunità cristiana. Erano ugualmente usati dal clero e dai laici, dalla nobiltà e dalla gente comune. Erano un richiamo all’importanza di aspergersi con l’acqua benedetta indicando il posto in cui pregare e svolgere piccoli riti religiosi personali e/o familiari. Rappresentavano dunque un elemento sacro all’interno dello spazio abitativo.

Le due acquasantiere qui presentate, appartenenti alla Collezione dell’età moderna del Museo archeologico dell’Istria, sono la conferma della loro presenza e uso tra i fedeli anche in territorio istriano. La produzione di aquasantiere di ceramica si situa nell’area dell’Italia settentrionale o centrale nella seconda metà del XVIII secolo, mentre la produzione di quella di vetro si lega più precisamente al territorio veneziano e al XIX secolo.

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Rappresentazione di massima di una camera da letto dell’Ottocento. Accanto al letto matrimoniale, sono fissate alla parete due acquasantiere domestiche (disegno di: I. Juričić).

 

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Cenni storici

La comparsa delle prime acquasantiere domestiche viene situata nel periodo intercorrente fra il XV e il XVI secolo, ma un loro uso più massiccio risale al ‘500, secolo al quale si fanno risalire gli esemplari più antichi che si sono conservati. All’inizio erano diffuse in prevalenza fra il clero e i membri di comunità e ordini religiosi. A partire dal XVII secolo entrano a far parte dell’arredo delle cappelle private domestiche delle famiglie aristocratiche, laddove nel corso del XVIII secolo diventano parte irrinunciabile dell’inventario delle camere da letto di tutti i ceti sociali. Di solito venivano poste accanto al letto in modo che al mattino e alla sera i fedeli potessero segnarsi e recitare le preghiere. Spesso le acquasantiere erano collocate anche all’entrata delle case, dove gli ospiti e i loro visitatori potevano farne uso all’arrivo e al commiato.

Furono numerose le ragioni - come le migliorate condizioni economiche, una distribuzione dei prodotti più spedita e l’inaugurazione della produzione in serie - che a cominciare dalla seconda metà del XVIII secolo favorirono l’aumento della fabbricazione delle acquasantiere domestiche. La produzione diventata più dinamica comportò prezzi più abbordabili e la crescita delle vendite. Nel periodo fra le due guerre mondiali, e specialmente dopo la Seconda, il loro uso andò man mano scomparendo, benché singoli esemplari si potessero ancora trovare nelle case private.

Dalla fine del XV secolo in poi il fenomeno delle acquasantiere domestiche ha riscontri pure nella pittura. Sono numerosi i dipinti di interni in cui si possono osservare fra gli altri dettagli, dipinti grazie ai quali possiamo discernere dove venivano posizionate e l’evoluzione delle loro forme. Uno di questi è un’opera della prima metà del ‘700, intitolata Alla ricerca di pulci (La pulce), del pittore italiano barocco Giuseppe Maria Crespi. La scena raffigurata è tratta dalla vita quotidiana del popolino e ambientata in un vano povero sulla parete del quale, accanto al letto, si nota una piccola acquasantiera di metallo e un rosario.

Giuseppe Maria Crespi, Alla ricerca di pulci (La pulce), 1725, olio su tela, Museo del Louvre, Parigi

(source: Web Gallery of Art)

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Crespi,_Giuseppe_Maria_-_Searcher_for_Fleas_-_1720s.png (11.06.2018.)

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Forme e soggetti

Come forme e soggetti le acquasantiere domestiche seguivano l’andamento della moda e del gusto delle varie epoche storiche, facendosi così documento delle caratteristiche stilistiche del loro tempo e rivelando nel contempo qualcosa della personalità del proprietario, della sua religiosità e devozione, nonché il suo status sociale.

Finché rimasero in auge, per modellarle si ricorse a un ampio registro di forme, la più antica delle quali è quella somigliante a un secchiello o caldaino, munito manico per appenderle e/o trasportarle, e dotato di aspersorio o ramoscello d’ulivo. Con il tempo le acquasantiere assunsero forme più piatte e le loro vaschette per l’acqua santa furono sormontate da una piccola alzata; venivano fissate alle pareti o appoggiate su un mobilese dotate di un piedistallo o di piedini.

Ce n’erano anche di altri tipi, come ad esempio le acquasantiere acquistate durante i pellegrinaggi o viaggi in genere; o quelle tascabili, di solito a forma di minuscolo cilindro inserito in una scatoletta metallica; o le acquasantiere a forma di croce con la vaschetta verso il fondo, e le acquasantiere gemelle, identiche per forma ma diverse per contenuto iconografico, che si tenevano nelle camere da letto, una su ogni lato del capezzale del letto matrimoniale. Molto amate erano anche quelle al cui centro spiccavano elementi architettonici, oggetti o figure liturgici dalle forme che ricordavano un santuario (un altare, una cappella, un tabernacolo e simili). Erano forme indotte dal loro significato e dalla destinazione d’uso: nelle case le acquasantiere segnalavano dei piccoli angoli consacrati assumendo il senso simbolico di cappella familiare e personale.

Diverso era pure il materiale con il quale venivano fabbricate. Le acquasantiere domestiche più numerose erano di ceramica, ed erano altresì le più accessibili, seguite da quelle in terraglia, porcellana, alabastro, marmo, avorio, vetro, legno e metallo, come argento e bronzo. Gli esemplari più costosi erano impreziositi da smalti policromi, coralli o pietre preziose e semipreziose.

Svariati i temi iconografici che le adornavano, e che di solito occupavano la parte centrale dell’alzata. Le scene più frequenti erano ispirate alla vita di Gesù, specie alla Natività, alla Passione e alla Crocifissione. Ricorrenti erano pure immagini della Madonna, ma anche di santi. Accanto ai santi oggetto di particolare devozione popolare (San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio da Padova, San Giovanni Battista, Santa Lucia, ecc.), venivano rappresentati quelli venerati localmente come patroni (di solito associati alle rispettive località). Motivi frequenti erano inoltre gli angeli, ma anche simboli vari come la croce, gli strumenti della Passione di Cristo, il monogramma cristologico IHS, il Sacro cuore sovrastato dalla fiamma, il monogramma mariano. Alcune riportavano frasi tolte dalle preghiere, come pure raffigurazioni di oggetti liturgici assieme all’ostia consacrata. Più raramente sulle acquasantiere domestiche erano riprodotti stemmi nobiliari o, in occasione di battesimi, matrimoni o altri frangenti, il nome e cognome del destinatario.

 

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Catalogo

 

1. Acquasantiera domestica da capezzale con vaschetta per l’acqua benedetta e alzata. Prodotta in stampo, ceramica ocra. Completamente rivestita sulla parte anteriore di smalto bianco, su quella posteriore invetriata. La vaschetta per l’acqua benedetta ha un’imboccatura semicircolare e va restringendosi verso il fondo. Decorazione dipinta a motivi geometrico-vegetali. L’alzata sovrastante è in qualche punto perforata. Termina in alto con una palmetta stilizzata al cui centro vi sono due buchini per fissarla alla parete. Decorazione in bassorilievo e dipinta. Nel medaglione ovale centrale è riprodotto il busto di Cristo sul quale aleggia una testa d’angelo. L’immagine centrale è fiancheggiata dal motivo della tenda sollevata, annodata al centro.

Colori: arancio, giallo, azzurro, verde, marrone scuro. Restaurata.

N.ro inv.: AMI-NV-3261

Materiale/tecnica: ceramica, stampo

Dimensioni: altezza 21,4 cm; larghezza 9 cm

Luogo di ritrovamento: sconosciuto

Datazione: seconda metà del XVIII secolo; Italia settentrionale/centrale

2. Acquasantiera domestica da capezzale formata da una vaschetta per l’acqua benedetta e dall’alzata sovrastante. La parte inferiore consta di un piccolo contenitore a forma di semicalotta, con modanatura anteriore, di vetro bianco latte, terminante in fondo con un’applicazione a forma di dischetto rotondo. La decorazione dipinta si compone di una ghirlanda fiorita multicolore che circonda il monogramma mariano (le lettere che formano il nome MARIA sono fra loro collegate), al centro indorato. La parte superiore è composta da una base di legno con rinforzo traversale, gancetto di metallo per l’affissione sul lato posteriore e un rivestimento cartaceo sul lato anteriore (con resti di color rossastro). Vi è applicata una minuscola incisione colorata su rame con la scena della Crocifissione. Il Cristo è riprodotto con la corona di spine, l’aureola e un perizoma violetto attorno ai fianchi, inchiodato alla croce da tre chiodi. In lontananza si distingue un paesaggio desertico con palme e una città sotto un cielo azzurro. La parte anteriore superiore consta di una lastrina di vetro, tagliata ai margini e decorata all’interno con fiori e foglie indorati, che creano una cornice alla scena centrale. Restaurata.

N.ro inv.: AMI-NV-1488

Materiale: vetro, legno, carta

Dimensioni: altezza 21 cm; larghezza 9,7 cm

Luogo di ritrovamento: sconosciuto

Datazione: XIX secolo; Venezia

 

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Bibliografia

BADURINA, A. (ed.) 2000. Leksikon ikonografije, liturgike i simbolike zapadnog kršćanstva. IV. dopunjeno izdanje. Kršćanska sadašnjost, Zagreb.

BASSAN, E. 1991. Acquasantiera, u: Enciclopedia dell’arte medievale, volume I, 108-113. Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma.

BIAVATI, G. 1989. Le Acquasantiere del Museo Luxoro. Comunedi Genova, Assessorato alle Istituzioni e Attivita Culturali, Servizio Beni Culturali, Genova.

CAMPAILLA, E., COSTANTINIDES, F. 1994. Antiche acquasantiere. Casa Editrice Danubio, Trieste.

CECCHELLI, M., SAMOGGIA, L. 1999. Il Sacro Domestico. Acquasantiere italiane dal XVI al XIX secolo. Associazione Imprenditori Centesi per la Cultura, Edizioni SIACA Arti Grafiche, Cento (Ferrara).

CHAPERON, H. 1982. Le bénitier de chevet. Patois Vivant - Pays Vivant, Nᵒ11. Centre Social de Montbrison, Montbrison.

CIARROCCHI, G. (ed.) 2001. Acquasantiere domestiche in maiolica e terraglia dal XVI al XIX secolo. Un segno d’arte e di devozione religiosa nel territorio. Catalogo della mostra. Fermo.

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GUSSIO, L. 2001. Antiche acquasantiere italiane da capezzale. Dal XVI al XX secolo. Lithos Editrice, Roma.

MAHIĆ, A. Dvije kućne škropionice iz fundusa Arheološkog muzeja Istre. Histria archaeologica 49/2018, Pula 2019. (u pripremi za tisak).

SORANZO, M. 2007. Simbolismo dell’acqua e oggetti collegati, raspoloživo na: <http://dimensionesperanza.it/aree/formazione-religiosa/liturgia/item/3348-simbolismo-dell-acqua-e-oggetti-collegati-micaela-soranzo-.html>, [24.5.2018.].

 

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Le acquasantiere domestiche: la religiosità in privato

 Mostra

 Via Carrara 4, Pola 

 Una finestra sul passato

4. 2. – 4. 4. 2019.

 Autrice della mostra e del testo:

Aleksandra Mahić

Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria 

 Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editorer:

Darko Komšo

 Redazione:

Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović

 Autore dell’allestimento, veste grafica:

Vjeran Juhas

 Autori delle fotografie:

Aleksandra Mahić, Godong / Alamy Stock Photo

Disegno:

Ivo Juričić

 Restauro dei materiali:

Monika Petrović

Coordinatrice della mostra:

Monika Petrović

Traduzione italiana:

Elis Barbalich-Geromella

Traduzione inglese:

Neven Ferenčić

Correzione dei testi:

Irena Buršić, Adriana Gri Štorga, Milena Špigić

Stampa: MPS Pula

Tiratura: 500

 Pola, 2019.

 

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