Colonia Iulia Pola Pollentia Herculanea: La lastra di marmo con il nome della Colonia Pola

I Romani rivolsero la propria attenzione alla sponda orientale dell’Adriatico nel III secolo a. C. Volendo garantirsi una navigazione indisturbata nell’Adriatico settentrionale, vale a dire debellare la pirateria, intrapresero nei territori delle odierne Istria e Dalmazia delle spedizioni militari contro gli Istri, i Liburni e i Dalmati. Con la caduta dei castellieri fortificati di Mutila, Faveria e Nesazio nel 177 a. C., in Istria ebbe inizio la romanizzazione, che andò gradatamente allargandosi dalla costa occidentale all’interno. Vennero fondati nuovi abitati, ma la vita continuò pure nei vecchi insediamenti rinnovati dei castricoli, qual era anche Pola.

In origine Pola fu infatti un castelliere istrico dell’età del ferro (XI-X secolo a. C.), sorto in un profondo e ben protetto golfo e nelle immediate vicinanze di una fonte di acqua potabile. Si ritiene che all’inizio vi venisse stanziato un piccolo presidio militare e che, man mano che aumentavano gli scambi commerciali, di pari passo vi si sviluppasse pure la vita civile.

Dopo il 177 a. C. l’Istria passò nelle competenze del governatore romano che reggeva la Gallia Cisalpina. Successivamente alla vittoria di Cesare su Pompeo nelle guerre civili, a Pola venne fondata una colonia di cittadini romani (colonia civium Romanorum), ascritta alla tribus Velina, in cui trovarono sistemazione i veterani di Cesare a titolo di gratifica per il lungo servizio militare prestato. Una colonia era il più alto grado di autogestione locale (comune urbano), una comunità di cittadini romani con pieni diritti, dotata di territorio proprio e di un proprio assetto amministrativo. In base agli studi più recenti la fondazione della colonia polese risale all’esistenza in vita di Cesare, in un lasso di tempo compreso fra il 48 e il 44 a. C.

Il 19 ottobre 1867 venne scoperta, in via Massimiano, una lastra di marmo bianco frammentata con rilievo decorativo su un lato, successivamente riusata per un’epigrafe sull’altro lato, in cui è citato il nome ufficiale della colonia, Colonia Iulia Pola Pollentia Herculanea (CIL V 8139, IIt X/I 85), che è l’unico monumento conservatosi in cui detta denominazione viene riportata. In base al tipo di scrittura è datata al II secolo ed è custodita dal Museo archeologico dell’Istria a Pola.

La lastra che riporta la denominazione completa della colonia di Pola venne collocata dal consiglio cittadino in onore di Settidio Abascanto (Settidius Abascantus) in segno di gratitudine per i meriti conseguiti al servizio del culto di Minerva. Non si sa da quando il nome ufficiale della colonia fosse in vigore, però la menzione di Ercole rivela che era il suo protettore probabilmente sin dalla sua fondazione, ossia dal tempo in cui venne eretta Porta Ercole nel I secolo a. C.

 

La lastra su cui è citato il nome completo della Colonia Pola, II secolo, AMI –MAI Pola

 

 

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La scritta sulla lastra menziona i due duumviri cittadini (duumviri) del tempo: Publio Muttieno Prisco (Publio Muttieno Prisco) e Caio Marzio Histro (Caio Marcio Histro). Ai tempi di Roma il potere esecutivo in città era detenuto dai magistrati cittadini: due duumviri, due edili (aediles) e un questore (quaestor). I duumviri erano magistrati giudiziari, erano a capo del consiglio cittadino e gerarchicamente erano i più alti in carica. Venivano eletti per un anno, stante che non potevano essere rieletti per due anni di seguito. Potevano esercitare la funzione di duumviri i cittadini romani liberi (nati in libertà), benestanti e incensurati, di età superiore ai 25 anni, a condizione che in precedenza avessero svolto la funzione di questore o edile. Gli edili presiedevano al traffico, al commercio, alla nettezza urbana e alla pubblica sicurezza, mentre il questore sovrintendeva alle casse cittadine e alle finanze.

Ogni colonia aveva al proprio servizio un determinato numero di schiavi ai quali poteva donare la libertà, di modo che costoro, i liberti, ottenevano un nome gentile secondo il toponimo in questione o il nume protettore della città. Ne è un esempio quella Pollentia Processa (IIt, X/I 104), liberta della colonia polese, che una volta liberata assunse come proprio nome di famiglia uno degli appellativi cittadini.

 

 

L'ara funebre di Pollentia Processa, fine del II-III secolo, AMI-MAI, Pola

 

 

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ERCOLE, PROTETTORE DELLA COLONIA ROMANA POLA

Il nome completo della colonia rivela chiaramente che Ercole era il suo protettore nominale. Ercole (lat. Hercules) è la forma latina dell’eroe greco Eracle (greco Ἡρακλῆς). Era figlio del signore degli dei Zeus e di Alcmena, regina di Tirinto. Presso i Romani era venerato non solamente in quanto eroe bensì anche come divinità del successo, del profitto, della buona riuscita e della vittoria, era perciò oggetto di devozione da parte dei viaggiatori, dei commercianti e dei soldati. Era inoltre invocato come guaritore, protettore della famiglia, dei marinai, dei pastori, della salute e della fertilità del bestiame, nonché come tutore del mondo degli inferi, delle miniere, delle cave e di tutto ciò che viene dissotterrato, ovverossia di tutto quanto è ipogeo. Come patrono dello stato romano e del suo ordinamento statale, Ercole faceva parte della teogonia ufficiale romana.

A Pola il più importante e il più imponente monumento in suo onore è Porta Ercole. Venne costruita negli anni Quaranta del I secolo a. C. con massicci blocchi di calcare lavorati a scalpello, nel posto in cui c’era la vecchia entrata al castelliere polese, quella che lo collegava con Nesazio. La porta cittadina venne impostata in maniera obliqua, con un’angolatura di 68 gradi rispetto alle mura urbane. È larga 3,58 m, mentre l’altezza attuale arriva a 5,37 m, 70 cm in più rispetto all’epoca romana. Il suo arco è formato da blocchi cuneiformi lavorati a scalpello, spessi 2 m, mentre i piloni con gli alloggiamenti degli stipiti hanno uno spessore di 2,5 m. La porta deve il nome al rilievo della clava e della testa barbuta e del collo di Ercole, scolpiti nei blocchi di pietra a sinistra e a destra della chiave di volta. La clava era, assieme alla pelle del leone nemeo e al pomo (il pomo d’oro del Giardino delle Esperidi), il principale attributo di Ercole, uno dei simboli con cui veniva raffigurato.

 

Porta Ercole, I secolo a. C.

 

 

 

 

Statuine di Ercole, I-II secolo, AMI-MAI, Pola

 

 

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Veniva raffigurato in posizione eretta e in varia guisa: rivestito della pelle del leone nemeo, con il capo coperto dalla testa leonina a mo’ di cappuccio, le zampe della belva intrecciate in un nodo sotto il collo e con il resto della pelle fissata sul petto; avvolto in essa o con la pelle gettata su una spalla; oppure era nudo e la pelle gli ricadeva da un bracccio. Era rappresentato con la barba e i capelli riccioluti, come su Porta Ercole, ma anche imberbe e giovanile, dipendentemente dalla situazione politica nell’Impero e dalla volontà dell’imperatore di turno; infatti alcuni principi romani nutrirono una speciale devozione nei confronti di Ercole e si fecero ritrarre con le sue sembianze. Talvolta il semidio era raffigurato con altri attributi legati alle sue fatiche, come nel caso dell’ara sacrificale di Tito Annio Filargiro (Titus Annius Philargyrus) (CIL V 3, IIt X/I 4), che riporta le immagini della clava e del cinghiale, simboleggianti la lotta e la vittoria sul cinghiale di Erimanto.

Tracce del culto di Ercole si riscontrano a Pola su are di pietra e nelle iscrizioni religiose, nelle statuine votive di bronzo e nelle sculture litiche. Sono state trovate un’epigrafe dedicata a Ercole Augusto (Herculi Aug(usto) Sacrum) (IIt X/I 6), e un’altra, su un’ara di calcare, datata al I secolo, come dono votivo a Ercole da parte di un privato cittadino il cui nome non si è conservato ([...]rus Herculi Sacr (um)) (AMI –MAI, Pola, n.ro inv. A-26732). Un’iscrizione inerente alla decisione del consiglio cittadino di concedere l’erezione di un santuario dedicato a Ercole (IIt X/I 5) suffraga la supposizione che a Pola vi fosse un tempio a lui dedicato. Si ritiene che sorgesse all’interno del quartiere di S. Teodoro, in via Kandler, e viene datato, come l’iscrizione suddetta, al terzo quarto del I secolo a. C. Il complesso erculaneo era formato dal tempio, da un cortile recintato circostante e da un pozzo. Nell’angolo nord-occidentale del cortile templare è stato scoperto su un blocco di calcare scolpito il rilievo di una clava dalla punta recisa con buchi al posto delle protuberanze.

 

L'ara sacrificale di Tito Annio Filargiro, II secolo, AMI-MAI, Pola

 

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MINERVA

La lastra che riporta il nome completo della colonia Pola venne scoperta in onore di Settidio Abascanto (Settidius Abascantus) come ringraziamento per il servizio prestato in funzione del culto di Minerva. Minerva era la dea della saggezza, della guerra, della medicina, dei commerci e dell’artigianato e i Romani ne fecero la protettrice di Roma. Settidio Abascanto era addetto a qualche ufficio nell’insula Minervae, e ciò rimanda alla possibile esistenza di un santuario dedicato alla dea del quale si cerca di determinare l’ubicazione. Sebbene non vi siano conferme archeologiche in merito, dal numero di monumenti epigrafici ritrovati che onorano la dea si può supporre che un suo santuario a Pola esistesse. Poiché non vi è ancora conferma dell’esistenza dei templi della Triade capitolina, forse Minerva veniva qui venerata separatamente. Se si considera che nei pressi del ritrovamento di questa lastra con il nome completo della colonia Pola furono scoperti pure dei monumenti sepolcrali, che i servi Minervae (aiutanti del sacerdote o personale del tempio) (IIt X/I 158, IIt X/I 160) avevano eretto alle proprie consorti, si potrebbe situare in qualche punto di quest’area il santuario in questione. Alcune chiese cristiane vennero costruite sui resti di precedenti templi pagani tramandandone la continuità cultuale, per cui qui si tratta forse di un caso analogo, sicché la sede del santuario di Minerva andrebbe cercata nell’area della stessa Basilica di S. Maria Formosa oppure nello spazio intercorrente fra questa e Monte Zaro.

 

Statuina di Minerva, I-II secolo, AMI-MAI, Pola

 

 

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Catalogo

 

Descrizione del reperto: lastra frammentata di marmo bianco con rilievo decorativo su una faccia e epigrafe sull’altra. Mancante dell’angolo inferiore sinistro. Decorata su una faccia da un fregio vegetale sottostante al quale vi sono due riquadri cassettonati, tra loro separati da scanalature impostate a forma di T. I riquadri cassettonati sono ornati con un rombo, i cui margini sono anch’essi resi con una scanalatura. All’interno i rombi racchiudono un fiore; all’esterno, negli angoli dei cassettoni, la decorazione è formata da boccioli di acanto. Sull’altra faccia della lastra marmorea figura una scritta disposta su 17 righe: l’altezza delle lettere ammonta all’inizio del testo a 4 cm e scende a 1,4 cm verso la fine, ossia in fondo alla lastra.

Numero d’inventario: A-6384

Materiale/tecnica: marmo, scolpito

Dimensioni: altezza 56 cm, larghezza 42 cm, spessore 4 cm

Luogo di ritrovamento/data: Pola, via Massimiano, 19 ottobre 1867

Datazione: II secolo

Testo dell’iscrizione:

In colonia Iulia Po/la Pollentia Herculanea, / referentibus P(ublio) Muttieno Pris/co et C(aio) Marcio Histro duoviris, / 5 Non(is) Sept(embribus). / Quo[d v]erba facta sunt Settidium / Abas[ca]ntum praeter probita/tem

v[itae c]um ea sollicitudine / adq[u]e in[dus]tria delegatum sibi / 10 officium [in] insula Minervia

tueri / ut non [tan]tum contentus sit cura ac / dilige[ntia r]eligioni publicae satisfa/cere verum [et]iam quaedam proprio sum/[t]u suo ad excolendum locum excogitet / 15 [et ei i]mpenda[t] et propter hoc talis adfecti/[onis merita decret]o publico remuneranda / [esse ---] illis por(?) public(e?) gra(tias) [---]

Secundum CIL V, 8139 supplevit et in linguam Croatam transtulit Milena Joksimović

Traduzione (dal croato):

Nella colonia Iulia Pola Pollentia Herculanea, su proposta dei duumviri Publio Muttieno Prisco e Caio Marzio Histro, il 5 settembre. In base a quanto è stato detto che Settidio Abascanto, oltre a condurre una vita proba, in tal misura officia con sollecitudine e cura il servizio delegatogli nell’isolato di Minerva, per cui non soltanto cerca di adempiere con premura e diligenza al culto pubblico, bensì escogita a proprie spese pure certe cose a onore del posto e vi investe, sicché (hanno) per questo (ritenuto che) questa devozione vada gratificata con un pubblico decreto e pubblicamente ringraziata (collocando una lapide)...

 

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Bibliografia 

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Colonia Iulia Pola Pollentia Herculanea: La lastra di marmo con il nome della Colonia Pola

Mostra

Via Carrara 4, Pola

Una finestra sul passato

4. 4. – 4. 6. 2019.

Autore della mostra e del testo: Tomislav Franić

Organizzatore ed Editore: Museo archeologico dell’Istria

Rappresentante dell’Organizzatore e dell’Editore: Darko Komšo

Redazione: Darko Komšo, Adriana Gri Štorga, Katarina Zenzerović

Autore dell’allestimento, veste grafica: Vjeran Juhas

Autori delle fotografie: Tanja Draškić Savić, Silvana Petešić, Tomislav Franić

Traduzione del testo latino: Dr. sc. Milena Joksimović

Coordinatrice della mostra: Monika Petrović

Traduzione italiana: Elis Barbalich-Geromella

Traduzione inglese: Neven Ferenčić

Correzione dei testi: Irena Buršić, Adriana Gri Štorga, Milena Špigić, Katarina Zenzerović

Stampa: MPS Pula

Tiratura: 500

Pola, 2019.

 

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